CRITICA

GUIDO FERRARI - DOC

Gli acquerelli di Guido sono come una foto Polaroid della nostra città,un'istantanea di un momento di vita che viene fissato su un foglio,un ricordo prezioso.

La città che tutti i giorni attraversiamo in tutta fretta col pensiero rivolto al prossimo impellente impegno, ci sfugge al nostro sguardo e ci lascia indifferenti ai tanti momenti di vita, belli e brutti, dolci o amari ma pur sempre attimi reali della società.

Ma l'occhio vigile e attento dell'artista invece si ferma, analizza, medita, e più tardi nel suo studio, inizia a stendere il colore sulla carta; l'acquerello non consente ripensamenti, pentimenti, cancellazioni, è come le vecchie fotografie che la tecnologia dell'epoca non consentiva nessun cambiamento, ritocco, era la vera realtà, così Guido ci mostra la sua realtà, il suo mondo.

I soggetti dei suoi acquerelli sono come un balsamo prezioso al nostro oggi,rendono umane, tranquille, anche le più crude realtà.

La città ha tante sfaccettature, volti diversi, personaggi curiosi, occasioni irrepetibili, un caleidoscopio di vita reale.

Ferrari fotografa con le sue quinte teatrali la vita, lo scorrere permanente,le pulsioni dei suoi abitanti, i vizi e le virtù, il nostro essere.

I suoi colori dai toni pastello ci addolciscono il nostro presente e ci fanno ben sperare sulla nostra realtà.

Le proporzioni dei suoi soggetti, i tratti dei suoi volti, gli scorci delle viuzze intorno al centro storico, sono un viatico all'ottimismo, alla fiducia, alla serenità.

La città ci offre la possibilità di vedere attraverso gli acquerelli di Ferrari tutto un mondo che altrimenti noi ignoriamo, ghermiti dalla superficialità, dalla pubblicità che ci bombarda con spot violenti,creando bisogni inutili e a volte pericolosi.

Ferrari però ci invita nella sua personale a entrare nel suo mondo, a fermarci, a riflettere, a sorridere, sembra dirci: fermatevi un attimo, parlate con i vostri vicini, aiutate un anziano, voi siete la società, voi dovete socializzare per il vostro interesse, sorridete.